MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01C5F077.A7FD0A80" Questo documento è una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Microsoft Internet Explorer. ------=_NextPart_01C5F077.A7FD0A80 Content-Location: file:///C:/210446E9/MagisteroPontificio-PioXII-Allocuzionivarieaglisposinovelli.Agosto1941-Novembre1942-Frammenti.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 1=
3 agosto
1941
[Eroismi segreti]ð=
span>
[…] Non è eroica la giovane povera,=
che
stenta a dare un tozzo di pane alla vecchia madre e agli orfani fratelli co=
n lo
scarso salario che riceve, ma respinge ogni facile condiscendenza e forte
custodisce il suo onore e il suo cuore, intrepida a rifiutare il favore di =
un
immorale datore di lavoro, sdegnosa di abbondanti e male acquisiti guadagni,
che pure la trarrebbero dalle sue strettezze?
Non è eroica una fanciulla, martire del s=
uo
candore, la quale offre a Dio, imporporato del proprio sangue, il giglio de=
lla
sua verginale virtù?
Sono questi eroismi di giustizia, eroismi di cri=
stiana
dignità femminile, eroismi degni degli angeli: eroismi segreti, che =
si
appaiano con gli eroismi della fede, della fiducia in Dio, della pazienza,
della carità negli ospedali civili e da campo, lungo il sentiero deg=
li
araldi di Cristo, nelle terre
degl’infedeli, dovunque la fortezza d’animo si accoppia con
l’amore di Dio e del prossimo.
Nulla dunque di sorprendente che anche
nell’ombra delle pareti domestiche si celi l’eroismo della fami=
glia
e che la vita degli sposi cristiani abbia, essa pure, i suoi nascosti erois=
mi;
eroismi straordinari in situazioni duramente tragiche e spesso dal mondo
ignorate; eroismi quotidiani nella avviluppata successione di sacrifici ad =
ogni
ora rinnovati; eroismi del padre, eroismi della madre, eroismi d’ambe=
due
insieme. […]
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 2=
5 febbraio
1942
[Il focolare domestico]ð=
span>
[…] È certo e indubitabile che per la felicità di un focolare
domestico la donna può più che l’uomo. Al marito le
prime parti nell’assicurare la sussistenza e l’avvenire delle
persone e della casa, nelle determinazioni che impegnano lui e i figli per =
il
futuro; alla donna quelle mille particolari ma vigili diligenze, quelle
imponderabili quotidiane attenzioni e cure, che sono gli elementi dell̵=
7;intera
atmosfera di una famiglia e, secondo che operino rettamente o invece si
alterino o manchino, la rendono o sana, fresca, confortevole, o pesante,
viziata, irrespirabile. Fra le pareti domestiche l’azione della sposa
vuol sempre essere l’opera della donna forte, tanto esaltata dalla Di=
vina
Scrittura; della donna, a cui si affida il cuore del suo sposo, e che gli
renderà bene e non male per tutti i giorni di sua vita.
Non è forse una verità antica e se=
mpre
nuova - verità radicata fin nelle stesse condizioni fisiche della vi=
ta
della donna, verità inesorabilmente proclamata non solo dalle esperi=
enze
dei secoli più remoti, ma ancora da quelle più recenti
dell’epoca nostra di industrie divoratrici, di rivendicazioni
d’uguaglianza, di gare “sportive” – che la donna fa=
il
focolare e ne ha la cura, e l’uomo non potrà mai in ciò
supplirla?
È la missione che la natura e l’uni=
one
con l’uomo le hanno imposta per il bene della stessa società.
Trascinatela, attiratela fuori e lungi dalla sua famiglia, con
l’allettamento di una delle troppe cause che rivaleggiano per vincerl=
a e
avvincerla; voi vedrete la donna trascurare il suo focolare; senza questo f=
uoco
l’aria della casa si raffredderà; il focolare cesserà
praticamente di esistere, si tramuterà in un precario rifugio di qua=
lche
ora; il centro della vita giornaliera trasmigrerà altrove per il mar=
ito,
per lei stessa, per i figli.
Ora, si voglia o no, per chi, uomo o donna, &egr=
ave;
sposato e insieme risoluto di restar fedele ai doveri di tal sua condizione=
, il
bell’edificio della felicità non può innalzarsi che sul=
lo
stabile fondamento della vita di famiglia. Ma dove trovate voi la vera vita=
di
famiglia senza un focolare, senza un centro visibile, reale, di convegno, c=
he
questa vita aduni, raccolga, radichi, mantenga, approfondisca, svolga e
infiori? Non dite che materialmente il focolare esiste dal giorno che le due
mani si saranno inanellate e congiunte, e i due sposi novelli avranno comune
stanza sotto un medesimo tetto, nel loro appartamento, nella loro abitazion=
e,
ampia o ristretta, ricca o povera. No; non basta il focolare materiale per
l’edificio spirituale della felicità. Bisogna elevare la mater=
ia
in aura più spirabile e dal fuoco terreno far sorgere la fiamma viva=
e vivificante
della nuova famiglia.
Non sarà l’opera di un giorno,
specialmente se si dimori non in un focolare preparato già dalle
generazioni precedenti, bensì – come è oggi il caso
più frequente, almeno nelle città - in un domicilio passegger=
o,
semplicemente affittato. Chi creerà allora, a poco a poco, di giorno=
in
giorno, il vero focolare spirituale, se non l’opera per eccellenza di
colei che è divenuta una “padrona di casa”? Di colei a c=
ui
si affida il cuore del suo sposo? Qualora il marito sia operaio, agricoltor=
e,
professionista, uomo di lettere e di scienze, artista, impiegato o funziona=
rio,
è inevitabile che l’azione di lui si eserciti per la maggior p=
arte
del tempo fuori di casa o che in casa si confini a lungo nel silenzio del s=
uo
studio, sfuggente alla vita di famiglia. Per lui il focolare domestico
diverrà il luogo ove, al termine del lavoro quotidiano, ristorer&agr=
ave;
le sue forze fisiche e morali nel riposo, nella calma, nella gioia intima. =
L’anima del focolare<=
/i>
Per la donna, invece, regolarmente questo focola=
re
rimarrà il ricetto e il nido dell’opera sua principale, di
quell’opera che, di mano in mano, farà di quel ritiro, per pov=
ero
che sia, una casa di lieta e tranquilla convivenza, che si abbellirà=
non
di mobilia o di oggetti da albergo, senza stile né impronta personal=
e,
senza propria espressione, bensì dei ricordi, che lasciano sugli arr=
edi
o appendono alle pareti gli avvenimenti della vita vissuta insieme, i gusti=
, i
pensieri, le gioie e le pene comuni, tracce e segni, talvolta visibili,
tal’altra quasi impercettibili, ma dai quali con l’ala del temp=
o il
focolare materiale trarrà la sua anima. L’anima però di=
tutto
sarà la mano e l’arte femminile, onda la sposa renderà
attraente ogni angolo della casa, non fosse altro, con la vigilanza, con
l’ordine e con la nettezza, col tenere pronta o apprestare ogni cosa =
al
bisogno e al momento voluto: desinare per il conforto dalla fatica, letto p=
er
il riposo.
Alla donna più che all’uomo Iddio ha
concesso il dono, col senso della grazia e della piacevolezza, di rendere
leggiadre e gradite le cose più semplici, precisamente perché
essa, formata simile all’uomo come aiuto per costruire con lui la
famiglia, è nata fatta per diffondere la gentilezza e la dolcezza
intorno al focolare di suo marito, e far sì che la vita a due vi si
componga e si affermi feconda, e fiorisca nel suo svolgimento reale.
E quando alla sposa il Signore nella sua bont&ag=
rave;
avrà largito la dignità di madre al fianco di una culla, il
vagito del neonato non scemerà né distruggerà la
felicità del focolare; ma anzi l’accrescerà e la
sublimerà in quell’aureola divina, dove splendono gli angeli
celesti e donde scende un raggio di vita che vince la natura e rigenera in
figli di Dio i figliuoli degli uomini. Ecco la santità del talamo
coniugale! Ecco l’altezza della maternità cristiana! Ecco la
salvezza della donna sposata! Giacché la donna, proclama il grande
Apostolo Paolo, si salverà nella sua missione di madre, purché
rimanga nella fede e nella carità e nella santità con modesti=
a.
Ora voi comprenderete come “la pietà è utile a tutto,
avendo promessa di vita, della presente e della futura” essendo, come
spiega Sant’Ambrogio, il fondamento di tutte le virtù.
Una culla consacra la madre di famiglia; e pi&ug= rave; culle la santificano e gloriano innanzi al marito e ai figli, innanzi alla Chiesa e alla patria. Stolte, ignare di sé e infelici quelle madri c= he si rammaricano, se un nuovo bambino si stringe al loro petto e chiede alime= nto alla fonte del loro seno! Nemico della felicità del focolare domesti= co è il lamento per la benedizione di Dio, che lo circonda e accresce.<= o:p>
L’eroismo della maternità è =
vanto
e gloria della sposa cristiana: nella desolazione della sua casa, se &egrav=
e;
senza la gioia di un angioletto, la sua solitudine diventa preghiera e
invocazione al cielo; la sua lacrima si accoppia col pianto di Anna, che al=
la
porta del tempio supplicava il Signore per il dono del suo Samuele. […=
;]
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 1=
1 marzo
1942
[La luce del focolare]ð=
span>
[…] La vostra famiglia ha un proprio sole,=
La sposa è il sole della famiglia con la
chiarezza del suo sguardo e con la vampa della sua parola; sguardo e parola=
che
penetrano dolcemente nell’anima, la piegano e inteneriscono e la
sollevano fuori del tumulto delle passioni, e richiamano l’uomo alla
letizia del bene e della conversazione familiare, dopo una lunga giornata di
continuo e talvolta penoso lavoro professionale o campestre, o
d’imperiosi affari di commercio o d’industria. Il suo occhio e =
il
suo labbro gettano un lume e un accento, che hanno mille fulgori in un lamp=
o,
mille affetti in un suono. Sono lampi e suoni che balzano dal cuore di madr=
e,
creano e vivificano il paradiso della fanciullezza, e sempre irraggiano
bontà e soavità, anche quando ammoniscono o rimproverano,
perché gli animi giovanili, che più forte sentono, più
intimamente e profondamente accolgono i dettami dell’amore.
La sposa è il sole della famiglia con la =
sua
candida naturalezza, con la sua dignitosa semplicità e col suo crist=
iano
e onesto decoro, così nel raccoglimento e nella rettitudine dello
spirito, come nella sottile armonia del suo portamento e del suo abito, del=
suo
acconciamento e del suo contegno insieme riservato e affettuoso. Sentimenti
tenui, leggiadri cenni di volto, ingenui silenzi e sorrisi, un condiscenden=
te
moto del capo le danno la grazia di un fiore eletto e pur semplice, che apr=
e la
sua corolla a ricevere e riflettere i colori del sole.
Oh se voi sapeste quali profondi sentimenti
d’affezione e riconoscenza una tale immagine di sposa e di madre susc=
ita
e imprime nel cuore del padre di famiglia e dei figli! O angeli, che custod=
ite
la loro casa e ascoltate la loro preghiera, spargete di profumi celesti quel
focolare di cristiana felicità!
Gravi responsabilità=
Ma che accade, se la famiglia rimane priva di qu=
esto
sole? Se la sposa di continuo o in ogni circostanza, anche nei più
intimi rapporti, non dubita di far sentire quanti sacrifici le costa la vita
coniugale? Dov’è la sua amorosa dolcezza, quando un’ecce=
ssiva
durezza nell’educazione, una non dominata eccitabilità e una
irritata freddezza nello sguardo e nella parola soffocano nei figli il
sentimento di trovare letizia e felice sollievo presso la madre? Quando ella
non fa che tristemente turbare e amareggiare, con voce aspra, con lamenti e
rimproveri, la fida convivenza nel cerchio della famiglia? Dov’&egrav=
e;
quella generosa delicatezza e quel tenero amore, quando ella, in cambio di
creare con naturale e accorta semplicità un’atmosfera di piace=
vole
tranquillità nella dimora domestica, vi prende arie di irrequieta,
nervosa ed esigente signora alla moda? È forse questo un diffondere
benevoli e vivifici raggi solari, o non piuttosto un raggelare con glaciale
vento di tramontana il giardino della famiglia? Chi allora si
meraviglierà, se l’uomo, non trovando in quel focolare ci&ogra=
ve;
che lo attira e lo rattiene e conforta, se ne allontanerà il pi&ugra=
ve;
che può, provocando un pari andarsene della moglie, della madre, qua=
ndo
pure il dileguarsi della donna non abbia preparato quello del marito;
l’uno e l’altro avvicinandosi così a cercare altrove =
211;
con grave pericolo spirituale e con danno della compagine familiare –=
la
quiete, il riposo, il piacere, che loro non concede la propria casa? In tale
stato di cose i più sventurati a soffrire sono fuori di ogni dubbio i
figli!
Ecco, o spose, dove può arrivare la vostra
parte di responsabilità per la concordia della felicità
domestica. Se al marito vostro e al suo lavoro spetta di procurare e stabil=
ire
la vita del vostro focolare, sta a voi e al vostro accorgimento di assettar=
ne
il conveniente benessere e di assicurare la pacifica serenità comune
delle vostre due vite. Ciò è per voi non solo un officio di
natura, ma anche un dovere religioso e un obbligo di virtù cristiana,
per il vigore dei cui atti e dei cui meriti voi crescete nell’amore e
nella grazia di Dio.
Grandezze e gioie del sacrificio=
span>
“Ma – dirà forse qualcuna di =
voi
– in tal modo ci si domanda una vita di sacrificio!”. Sì=
; la
vostra è una vita di sacrificio; ma non solo di sacrificio. Credete =
voi
dunque che quaggiù si possa godere una vera e solida felicità,
senza conquistarla con qualche privazione o rinunzia? Che in qualche angolo=
di
questo mondo si trovi la piena e perfetta beatitudine del paradiso terrestr=
e? E
pensate forse che vostro marito non debba anch’egli fare sacrifici,
talvolta molti e gravi, per procacciare un pane onorato e sicuro alla famig=
lia?
Appunto questi mutui sacrifici, sopportati insieme e a comune vantaggio, da=
nno
all’amore coniugale e alla felicità della famiglia la loro
cordialità e stabilità, la loro profondità santa e que=
lla
squisita nobiltà che si imprime nello scambievole rispetto dei figli=
. Se
il sacrificio materno è il più acuto e doloroso, la virt&ugra=
ve;
dall’alto lo tempera. Dal suo sacrificio la donna apprende la compass=
ione
ai dolori altrui. L’amore per la felicità della sua casa non la
richiude in sé; l’amore di Dio, che la innalza nel suo sacrifi=
cio
sopra di sé, le apre il cuore a ogni pietà e la santifica.
“Ma – si obbietterà forse anc=
ora
– la moderna struttura sociale, operaia, industriale e professionale,
spinge in gran numero le donne, anche maritate, ad uscire fuori della famig=
lia
e a entrare nel campo del lavoro e della vita pubblica”. Noi non lo
ignoriamo, dilette figlie. Se tale condizione di cose, per una donna marita=
ta,
costituisca proprio un ideale sociale, è ben dubbio. Tuttavia del fa=
tto
conviene tener conto. La Provvidenza però, sempre vigile nel suo gov=
erno
dell’umanità, ha inserito nello spirito della famiglia cristia=
na
forze superiori, che valgono a mitigare e a vincere la durezza di un simile
stato sociale e ad ovviare ai pericoli, che indubitabilmente in sé
nasconde.
Non avete voi forse osservato come il sacrificio=
di
una madre, la quale, per speciali motivi deve, oltre ai suoi doveri domesti=
ci,
industriarsi di provveder con duro lavoro quotidiano al nutrimento della
famiglia, non solo conserva, ma alimenta e accresce nei figli la venerazion=
e e
l’amore verso di lei, e più forte ottiene la loro riconoscenza=
per
le sue angustie e fatiche, quando il sentimento religioso e la fiducia in D=
io
costituiscono il fondamento della vita familiare? Se tale è il caso =
del
vostro matrimonio, alla piena confidenza in Dio, il quale aiuta sempre chi =
lo
teme e serve, aggiungete, nelle ore e nei giorni che potrete dare interamen=
te
ai vostri cari, con raddoppiato amore, la solerte cura, non solo di assicur=
are
alla vera vita di famiglia il minimo indispensabile, ma anche di lasciare c=
he
da voi procedano nel cuore del marito e dei figli tanti luminosi raggi di s=
ole,
che confortino, fomentino e fecondino, pur nelle ore della separazione
esteriore, la spirituale compagine del focolare. […]
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 1=
8 marzo
1942
[Gioia materna]ð=
span>
[…]
Che cos’è la donna, se non l’aiuto dell’uomo, cole=
i a
cui Dio concesse il sacro dono di far nascere l’uomo al mondo? Colei,=
la
cui più grande sorella, “umile
e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio&=
#8221;[2], doveva darci =
il
Redentore del genere umano, e col primo miracolo di Lui far lieto il “=
;giogale nodo” delle nozze in=
Cana?
Sua quindi è la vostra gioia, o madri, quando, dimenticando tutte le
pene, liete esclamate alla nascita di un bambino: Natus est homo in mundum! È nato al mondo un uomo! Si
è compiuta in voi quella benedizione, che Dio aveva nel paradiso
terrestre già data ai nostri progenitori, e dopo il diluvio
ripeté al secondo padre del genere umano, Noè: “Crescete e moltiplicatevi, e riempite =
la
terra”[3]. Ma, oltre che
alla nascita del fanciullo nella vita fisica e alla sua salute, voi dovete
collaborare alla sua educazione nella vita spirituale; perché in
quell’anima tenera le prime impressioni lasciano tracce potenti; e fi=
ne
principale del matrimonio è non solo procreare i figli, ma anche
educarli e crescerli nel timore di Dio e nella fede. […]
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 2=
5 marzo
1942
[La parte di Dio]ð=
span>
[…] Dalla famiglia, fondata secondo il div=
ino
volere sulla legittima unione dell’uomo e della donna, Cristo e la Ch=
iesa
universale traggono i ministri e gli apostoli del Vangelo, traggono i sacer=
doti
e gli araldi che pascono il popolo cristiano e varcano gli oceani per
illuminare e salvare le anime. Che=
farete
voi, qualora il Maestro divino venisse a domandarvi la “parte di Dio” cioè
l’uno o l’altro dei figli o delle figlie, che Egli si sar&agrav=
e;
degnato di accordarvi, per formarne il suo sacerdote, il suo religioso o la=
sua
religiosa? Che risponderete voi, quando, ricevendo le loro confidenze
filiali, vi manifestassero le sante aspirazioni, destate nel loro animo dal=
la
voce di Lui che amorosamente mormora: Si
vis? Deh, ve ne supplichiamo, in nome di Dio: no, non chiudete allora in
un’anima, con gesto brutale ed egoistico, l’ingresso e
l’ascolto della divina chiamata. Voi non conoscete le aurore e i tram=
onti
del sole divino sul lago di un giovane cuore, i suoi affanni e la sua lena,=
i
suoi desideri e le sue speranze, le sue fiamme e le sue ceneri. Il cuore ha
abissi imperscrutabili anche a un padre e a una madre; ma lo Spirito Santo,=
che
sostenta la nostra debolezza, domanda per noi con gemiti inenarrabili, e Co=
lui,
che scruta i cuori, conosce quel che brami lo Spirito.
Senza dubbio di fronte a un desiderio di vita
sacerdotale o religiosa i genitori hanno il diritto – in certi casi a=
nche
il dovere – di assicurarsi che non si tratta di un semplice impulso
d’immaginazione o di sentimento vagheggiante un bel sogno fuori della
casa, ma di una deliberazione seria, ponderata, soprannaturale, esaminata e
approvata da saggio e prudente confessore o direttore di spirito. Se
però all’attuazione di un tale desiderio si volessero imporre
ritardi arbitrari, ingiustificati, irragionevoli, sarebbe un lottare contro i disegni di Dio; peggio poi, quando =
si
pretendesse di tentarne, sperimentarne e cimentarne la solidità e
fermezza, con prove inutili, pericolose, audaci, che rischierebbero non sol=
o di
sconfortare e di scoraggiare la vocazione, bensì anche di mettere in=
forse
la salute stessa dell’anima.
Da veri cristiani, i quali sentono in sé =
la
grandezza e l’altezza della fede nel governo divino delle famiglie e
della Chiesa, qualora Iddio vi facesse un giorno l’insigne onore di
ricercarvi uno dei vostri figli o delle vostre figlie per il suo servigio,
sappiate dunque apprezzare il valore e il prestigio di tanta grazia, per il
figlio o per la figlia eletta, per voi e per la famiglia vostra. È un
gran dono del cielo che entra nella vostra casa; è un fiore, cresciu=
to
del vostro sangue, irrorato di celeste rugiada, olezzante di profumo vergin=
ale,
che voi offrite all’altare e all’ossequio del Signore,
perché vi svolga una vita consacrata a Lui e alle anime; vita della
quale, per chi rettamente corrisponda all’invito divino,
nessun’altra né più bella né più veramente
felice può viversi quaggiù; vita che, anche per voi e per i
vostri, diventa una fonte di benedizioni. […]
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 29
aprile 1942
[Dono totale]ð=
span>
[…] Ma l’indissolubilità del
matrimonio è voluta dalla natura anche per un’altra ragione,
perché cioè di tale dote essa ha bisogno per proteggere la
dignità della persona umana. La convivenza coniugale è un
istituto divino radicato nella natura umana quale unione di due esseri form=
ati
ad immagine e similitudine di Dio, che li chiama al proseguimento
dell’opera sua nella conservazione e propagazione del genere umano. F=
in
nelle sue più intime espressioni tale convivenza appare come un che =
di
estremamente delicato: essa rende felici, nobilita, santifica le anime, qua=
ndo
si eleva sopra le cose sensibili con l’ala della simultanea dedizione
spirituale e disinteressata di ognuno dei due coniugi verso l’altro, =
con
la coscienza, in ambedue vivente e radicata, di voler appartenere totalmente
l’uno all’altro, di voler rimanere l’uno all’altro
fedeli in tutti gli eventi e i casi della vita, nei giorni buoni e nei tris=
ti,
nella sanità e nella malattia, nei giovani anni e nella vecchiaia, s=
enza
limitazioni o condizioni, finché a Dio piacerà chiamarli alla
eternità.
In questa coscienza, in questi propositi si esal=
ta la
dignità umana, si esalta il matrimonio, e si esalta la natura che ve=
de
rispettata se stessa e le sue leggi; esulta la Chiesa, che scorge in tale
comunanza di vita coniugale risplendere l’aurora del primo ordinamento
della famiglia stabilito dal Creatore e il meriggio della sua divina
restaurazione in Cristo. Quando ciò non avvenga, la vita comune corr=
e il
pericolo di sdrucciolare nel fango di egoistica brama, la quale altro
più non cerca se non la propria soddisfazione, né pensa alla
dignità personale e all’onore del consorte.
Date=
uno
sguardo alla società moderna nei Paesi ove vige il divorzio, e
domandate: ha il mondo la chiara coscienza e visione di quante volte in ess=
i la
dignità della donna, oltraggiata e offesa, conculcata e corrotta, vi=
ene
a giacere quasi sepolta nell’avvilimento e nell’abbandono? Quan=
te
lacrime segrete hanno bagnato certe soglie, certe stanze; quanti gemiti, quante suppliche, quanti disperati voti e acce=
nti
hanno risonato in certi incontri, per certe vie e viottoli, in certi angoli=
e
deserti passi?
No: =
la
dignità personale del marito, come della moglie, ma soprattutto di
questa, non ha migliore difesa e tutela che la indissolubilità del m=
atrimonio.
Sono in funesto errore coloro i=
quali
credono che si possa mantenere, proteggere ed elevare la cultura della donn=
a e
il suo dignitoso decoro femminile, senza porvi a fondamento il matrimonio u=
no e
indissolubile. […]
Papa Pio XII
Allocuzione agli sposi novelli - 18
novembre 1942
[Imprudenze]ð=
span>
[…] Nell’illusione, compiacentemente
coltivata e secondata, che il matrimonio renda tutto lecito, gli sposi si
permettono talvolta le più imprudenti libertà. Ecco il marito
condurre, senza farsene scrupolo, la sua giovane donna a divertimenti scabr=
osi,
per non dire condannabili, credendo di ricrearla senza malizia, pensando fo=
rse
di iniziarla per tal via all’esperienza della vita. La donna, quando =
non
sia di quella serietà fervidamente cristiana che dà franchezz=
a di
carattere, vi si lascerà il più delle volte trascinare senza
alcuna resistenza, o se opporrà un sembiante di reazione, non le
dispiacerà in cuor suo che non riesca troppo efficace e vittoriosa. =
Se,
fino al matrimonio, la sua innocenza è stata custodita e preservata,
piuttosto che veramente formata e scolpita a fondo in lei dalla vigilanza e
dalla sollecitudine di genitori cristiani, voi la vedrete accettare volenti=
eri,
anche se arrossendo un pochino, di soddisfare una certa curiosità, d=
ella
quale non le appare chiaramente la sconvenienza e il pericolo. Se invece la=
sua
vita di ragazza è stata mondana, dissipata, si stimerà e
terrà felice di poter liberarsi – onestamente, ella pensa, dac=
ché
vi si trova con suo marito – da quel po’ di ritegno che prima la
giovanile età le imponeva.
Le letture
Dagli spettacoli e dai divertimenti di costume a=
rdito,
la leggerezza trapassa agevolmente a rilassatezza di vedute e di coscienza
quanto alle letture. In tale maniera, oltre alle attrattive di cui abbiamo
parlato, entra in scena un allettamento ancor più sottile: l’a=
more
descritto nei romanzi, il quale sembra rendere così bene i sentiment=
i,
senza dubbio legittimi, che gli sposi provano l’un per l’altra.=
Il
romanziere e i suoi eroi ed eroine dicono con una tale vivacità, con
frasi così calde e raffinate, quel che, pur nel segreto dei fidi
colloqui, non si saprebbe o non si oserebbe esprimere così efficacem=
ente
e con la stessa fiamma! Ne segue che, sotto l’apparenza di avvivare
l’amore, tali letture eccitano ancor di più l’immaginazi=
one
ed i sensi, e rendono gli animi più deboli e disarmati contro le
immancabili tentazioni. In quelle narrate vicende d’infedeltà,=
di
colpe, di passioni illegittime o violente, non è raro che l’af=
fetto
di due sposi perda alcunché della sua purezza, della sua nobilt&agra=
ve;
e santità, che resti falsato nella sua cristiana stima e idea, e si
trasformi in un amore puramente sensuale e profano, dimentico degli alti fi=
ni
delle nozze benedette.
Anche se non sono immorali o scandalosi, il pasc=
ersi
abitualmente di letture e di spettacoli romanzeschi avvolge spesso il
sentimento, il cuore e la fantasia nell’atmosfera di una vita immagin=
aria,
straniantesi dalla reale. Episodi romantici, avventure sentimentali, vita
galante, facile, comoda, capricciosa, brillante, che sono infatti se non
invenzioni fantastiche, create dagli autori a loro talento sbrigliato, non
dovendo fare i conti con le difficoltà economiche, con le innumerevo=
li
opposizioni della realtà pratica e concreta? L’abuso di tali
letture e tali spettacoli, anche se non sono, presi singolarmente, riprovev=
oli,
finisce col travisare la stima delle cose e toglie il gusto della vita real=
e,
sottraendole il sale di sapienza del vero, in che si svolge a vita
deliziosamente austera di lavoro e di sacrificio e di vigile attenzione in
mezzo alle cure di una famiglia sana e numerosa.
I dolorosi risvegli
Considerate, da un lato, il marito che, col sudo=
re
della fronte, non può bastare a tutte le spese di una vita di lusso;
dall’altro, la moglie che, carica di figli e di pensieri, e fornita di
mezzi limitati, non vale, con un colpo di bacchetta magica, a tramutare il
modesto focolare in un castello dei racconti di fate; e poi dite se a questi
sposi le loro giornate sempre uguali, senza vicende straordinarie, non semb=
reranno
ben meschine al paragone di quelle fantasie romanzesche. Troppo amaro &egra=
ve;
il risveglio per chi vive continuamente in un sogno dorato; troppo via &egr=
ave;
la tentazione di prolungarlo e di continuarlo nella realtà. Quanti
drammi d’infedeltà non hanno avuto altra origine!
E se uno degli sposi, rimasto fedele, piange, se=
nza
nulla comprendervi, sul traviamento del colpevole, pur sempre caro ed amato,
è ben lungi dal sospettare la sua parte di responsabilità in
quello sdrucciolamento giunto fino alla caduta. Esso ignora che l’amo=
re
coniugale, dal momento in cui viene a perdere la sua sana serenità, =
la
sua forte tenerezza, la sua santa fecondità, per rassomigliare agli
amori egoistici e profani, è facilmente tentato di raggiungere altro=
ve
il pieno godimento.
Non meno imprudenti sono i mariti che, per far p=
iacere
alla loro moglie o per soddisfare la propria vanità, la incoraggiano=
ad
abbandonarsi a tutti i capricci, a tutte le più audaci stravaganze d=
ella
moda nell’abbigliamento e nell’andamento di vita. Sconsigliate
giovani donne, così lasciate alla ventura, non immaginano forse nemm=
eno
a quali pericoli espongono se stesse e gli altri. Non cercate altrove
l’origine di non pochi scandali di che molti si meravigliano: molti, =
non
però coloro che riflettono sulle vie del male, non però gli a=
mici
saggi, che avevano tempestivamente avvertito del sentiero pericoloso e non
furono ascoltati!
La virtù sta nel mezzo; contro l’ec=
cesso
della condiscendenza si può cadere anche nell’opposto eccesso =
del
rigore. Il caso è senza dubbio raro, ma pure non senza esempi.
L’esagerato rigore, che trasformerebbe il focolare domestico in una
triste dimora senza luce né gioia, senza sane e sante ricreazioni, s=
enza
larghi orizzonti di azione, potrebbe giungere agli stessi disordini della l=
eggerezza.
Chi non prevede che quanto più rigorosa sarà la costrizione,
tanto più violenta rischia di farsi la reazione?
La vittima di questa tirannia – l’uo=
mo o
la donna, forse anche l’oppressore stesso – una volta o
l’altra, sarà tentato di troncare la vita coniugale. Ma se le
rovine e gli effetti della leggerezza spesso non tardano a far aprire gli o=
cchi
e a ricondurre a miglior consiglio e a maggior serietà, i traviamenti
cagionati da un’austerità esasperante si sogliono invece ascri=
vere
a mancanza di sufficiente rigore; e allora se ne inasprirà ancor
più la forma e crescerà a un tempo il male che ha causato e la
reazione che provoca.
Il senso della misura
Lontani da questi due estremi – la soverch= ia condiscendenza e la soverchia severità –, regni tra voi la moderazione, la quale altro non è che il virtuoso senso della misura= e di ciò che conviene. Il marito brami e goda di vedere la sua donna vestirsi e muoversi con decente eleganza, conforme ai suoi mezzi e alla sua condizione sociale, incoraggiandola e rallegrandola, al bisogno, con qualche dono gentile, con qualche amabile compiacimento e lode della sua leggiadria= e della sua grazia. La donna alla sua volta bandisca dalla casa ogni sconveni= enza offensiva dello sguardo del cristiano o del sentimento del bello, come ogni severità che graverebbe il cuore. Ambedue amino di leggere anche ins= ieme i belli e buoni e utili libri, che li istruiscano, allarghino le loro conoscenze delle cose e delle opere e le vedute della loro arte o del loro lavoro, l’informino sul corso degli avvenimenti, li conservino fermi e più addottrinati nella fede e nella virtù. Si concedano volentieri, con discrezione, i sani e onesti divertimenti che danno riposo e mantengono nella letizia; letture e divertimenti che saranno fonti di peren= ne e gradito alimento alle loro intime conversazioni e discussioni. Ciascuno si compiaccia di vedere l’altro eccellere nell’attività professionale o sociale, nel rendersi amato con la sua sorridente piacevole= zza fra gli amici comuni; né mai prendano ombra l’uno dell’a= ltra. […]
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span> Titolo e note sono redazionali.
[3] Genesi 9, 1.
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