Non ci piace l’accostamento elogiativo, fatto dalla penna di Giuliano Ferrara, della Chiesa al liberalismo, né quell’ossimoro dell’orrore, da far rivoltare le budella, esemplificato dall’espressione “illuminismo cristiano”. Riportiamo tuttavia egualmente, sia pure con queste e altre riserve, l’articolo apparso sul Foglio il 19 marzo scorso, che difende Benedetto XVI dall’indegna aggressione da lui subìta da parte del laicismo nichilista imperante, sui temi morali del preservativo (e, qualche giorno dopo, anche sull’aborto).

Quel mondo per cui Gesù Cristo non volle pregare, per la sua ribellione conclamata a ogni mozione dello Spirito Santo e a ogni invito alla conversione, non aveva esitato a tributare in precedenza a Ratzinger fior di elogi e a involgerlo di sbuffi d’incenso, come già aveva fatto con il suo indimenticato (nel male) predecessore polacco, quando Benedetto XVI si era rovinosamente piegato all’arroganza islamica dopo il bel discorso di Ratisbona; e poi, quando ha ribadito la giudaizzazione e circoncisione virtuale della chiesa conciliare su temi come shoah, confusione tra ebraismo biblico e talmudismo deicida, sul caso Williamson e Fraternità Sacerdotale San Pio X; quando Ratzinger ha ribadito la sua fedeltà alla rivoluzione vaticanosecondista, intimidito dalla setta progressista che occupa la Santa Chiesa; quando l’ha visto incapace di opporsi ai vescovi austriaci, che hanno avuto l’impudenza di sollevarsi pubblicamente contro la nomina a vescovo di un prelato conservatore, l’unico di quell’episcopato con serie probabilità di salvarsi l’anima, perché ― horribili dictu! ― omofobo (doveva collezionare, come si usava un tempo con le figurine Panini, le immagini omosex trovate a migliaia nel seminario austriaco di Sankt Pölten?).

Insomma piace alla rivoluzione anticristiana il Ratzinger timoroso e oscillante nel difendere il tesoro della dottrina e della Fede, da un’accolita di prelati che ragionano più come il mondo e i giornalisti, che non come Dio e ai quali Benedetto XVI si è rivolto giorni fa con una lettera penosissima e tremebonda, che equivale a una pratica rinuncia all’esercizio dell’autorità. Dopo di essa, come e più di prima, i modernisti hanno maturato la certezza che sarebbero rimasti impuniti. Quanto meno quaggiù: davanti al tribunale di Dio, si sa, è naturalmente altra cosa.

Piace alla rivoluzione che governa il mondo la povera umanità di questa chiesa, sfigurata da tanti traditori al potere, caricatura dell’unam, sanctam, catholicam del Credo; piace il Ratzinger incapace di colpire le intemerate possibiliste in tema d’aborto del Presidente della Pontificia Accademia della vita (sic!), mons. Rino Fisichella, circa la scomunica inflitta a genitori e medici dal coraggioso vescovo di Recife, in Brasile, sul caso della bambina di nove anni fatta abortire; piacciono, infine, ai nemici della Chiesa e della Cristianità, alcune sparate demagogiche e terzomondiste di Ratzinger, come quella contro le industrie farmaceutiche (ad esempio sulle cure gratuite ai malati di Aids), sparate con le quali egli tenta di riconquistarsi il centro della scena e il plauso del mondo, ripercorrendo le male orme del non rimpianto Giovanni Paolo II. Incontra naturalmente minor fortuna tra i cattivi, il Benedetto XVI che denunzia la stregoneria e dunque il potere demonico (e di questo gli va dato atto) come uno dei peggiori mali che affliggono il continente nero.

Il Foglio - 19 marzo 2009